Quali sono le opportunità e le insidie del mercato americano agli occhi di un imprenditore italiano? Atterrare negli Stati Uniti guidati da un sogno può alterare la percezione e sbilanciare la priorità verso il proprio business oltreoceano. Tanto promettente quanto competitivo, il mercato USA richiede, però, pianificazione per emergere; ed è proprio sul principio organizzativo che si focalizza l’analisi dell’intervistato Christian Fassetta.
Idee chiare e impegno non sono sufficienti per promuovere un’attività o un prodotto/servizio negli States. Commercialista a New York, esperto Tax Planner e Business Consultant con ben 24 anni di esperienza in tax structuring, financial planning, asset protection e servizi da CFO, Christian Fassetta illustra nel dettaglio il panorama finanziario degli USA, donando preziosi consigli a imprenditori e professionisti autonomi alla ricerca di un’opportunità finanziaria oltreconfine.
Christian, tra l’altro è stato doppiatore di Holly e Benji…
Sono stato doppiatore di tante cose per circa 24 anni in Italia, prima a Milano e poi a Roma; quindi sì, la mia esperienza è leggermente differente dal solito. Ho fatto Holly e Benji, ero Julian Ross. In realtà, sin da quando ero in fasce volevo fare finanza e lavorare nel campo finanziario, quindi ho avuto modo di poter venire negli Stati Uniti a studiare. Ho preso la palla al balzo e sono venuto qui.
Tu hai diverse specializzazioni, diverse lauree, sette lauree…
Ho sette lauree e mezzo, anche una laurea breve, io la chiamo mezza laurea, ma in realtà sarebbero otto, ma ho avuto anche modo di lavorare in Inghilterra e di avere esperienza nel campo finanziario in Inghilterra, dove ho iniziato a conoscere delle regole differenti. La mia specialità è, ovviamente, qui negli Stati Uniti, dove lavoro spesso con clienti italiani per via del trattato bilaterale tra gli Stati Uniti e l’Italia e per il fatto che tanti imprenditori italiani vogliono venire negli Stati Uniti.
Quali sono gli errori più comuni che vedi negli imprenditori italiani che si vogliono trasferire qui?
L’imprenditore italiano pensa di venire con gli Stati Uniti col prodotto italiano, che è chiaramente il migliore del mondo. In realtà, il discorso è che ci sono tanti altri imprenditori professionisti e abili non solo qui negli Stati Uniti, ma che vengono anche da altre nazioni; quindi gli Stati Uniti sono luogo di competizione internazionale. Quindi, l’idea che noi siamo i migliori in tutto e veniamo qua e vendiamo non è che sia proprio una cosa intelligente da pensare.
Quando l’azienda o il prodotto diventa appetibile per un investitore? In che modo deve essere costruito per essere appetibile? Già in fase start-up o dopo che è stato avviato e ci sono dei risultati?
Questa è un’opinione personale perché, secondo me, devi avere un prodotto che sin dall’inizio può essere appetibile a un cliente. Tanti altri ti diranno: “Ah no, facciamo il Pool Marketing, mettiamo un prodotto sul mercato e poi creiamo la domanda.” Sì, però, è una cosa leggermente più rischiosa. Se tu chiaramente hai un prodotto che dall’inizio sai che crea interesse al cliente, secondo me sei un passo più avanti.
A livello finanziario, quali insidie si hanno quando si ha una sede distaccata oppure una doppia fiscalità, una italiana e una americana. Quali sono le maggiori insidie a cui stare attenti?
Prima devi conoscere le regole perché chiaramente non vuoi incappare nella problematica di pagare le tasse qui e pagare le tasse negli Stati Uniti. Il resto è pianificazione: devi avere le idee chiare in quello che vuoi fare, come le vuoi fare e capire il sistema americano, che non è uguale a quello italiano. Qui ci sono 50 tassazioni diverse perché ogni stato ha la sua tassazione, quindi avere una società qui, negli Stati Uniti, va bene in maniera generale perché comunque paghi le tasse federali, però se le hai qui poi a New York paghi anche le tasse statali e le tasse civili. Se, invece, vai nel Delaware, per esempio, non paghi le tasse cittadine, però paghi quelle federali, se vendi nel Delaware.
Quali sono i vantaggi delle varie forme societarie che ci sono?
Il discorso è molto molto lungo: se chiedi a un avvocato ti dirà di fare una Limited Company, se chiedi a un commercialista ti suggerirà una S-Corp. Se lo chiedi a una persona che lavora nel campo finanziario ti consiglierà una C-Corp. Quindi dipende da che tipo di cappello vuoi utilizzare, qual è il fine della tua attività: vuoi vendere a persone terze o vuoi continuarla a gestire in proprio? Sei straniero o non sei straniero? Sinceramente è una risposta che non ti posso dare, così su due piedi.
Quindi bisogna sempre affidarsi a dei professionisti…
Sì, e il professionista deve anche pensare… perché se vai dai servizi specializzati che ti fanno la società che hai chiesto senza avere cognizione di causa, alla fine poi ti ritrovi con una struttura sbagliata, anche perché magari la struttura di oggi non è magari quella buona per te domani perché chiaramente tu cambi la tua attività; all’inizio non hai vendite e magari poi vendi 5 milioni. Quello che vivi all’inizio non va bene domani.
Tre consigli che ti senti di dare a un imprenditore che sta valutando di investire negli Stati Uniti?
Uno: studia il mercato, perché come dicevo prima, tante persone dall’Italia vengono con l’idea di vendere prodotti italiani perché sono i migliori e alla fine vengono qui e trovano una realtà diversa.
Secondo: organizzati e pianifica bene, perché anche se hai una buona idea, ma l’esecuzione alla fine fallisci.
Hai un sogno americano? Guarda l’intervista completa e scopri il terzo consiglio del commercialista Christian Fassetta per indirizzare il tuo American Dream tra le vaste opportunità del mercato degli USA, allontanando rischi e insidie durante la fase di concretizzazione.